di Selva (Michele Galasso) su YanezMagazine

SerenaGaia, sebbene cittadina statunitense, ha deciso da qualche anno di provare a ricrearsi una base nel nostro e suo bel paese. La vado a trovare a Vidracco, nel torinese, dove ora risiede. Qui ha sede Damanhur, un controverso eco villaggio di cui è stata ospite, pur non facendo parte della comunità filosofico spirituale che loro amano chiamare “il popolo dei damnhuriani”. Una coppia inglese in visita con i figli ai templi sotterranei che sono stati qui costruiti, ci invita nella loro casa ad un cerchio non religioso di celebrazioni e canti. Nella mansarda di una casetta finemente ristrutturata che loro affittano qui tramite AirB&B, c’è la loro spaziosa stanza da letto. Per terra cuscini, candele, libri da cui trarre ispirazione, strumenti musicali e pochi altri amici. Nel cerchio sacro che si viene a creare cantiamo, preghiamo, celebriamo e apriamo i nostri cuori e le nostre menti, connettendoci tra noi e con il cosmo. Vengono pronunciate parole come sottosuolo, natura, respiro, battito d’ali. Quando mi arriva la parola mi sento quasi eccitato, pieno d’amore. Mi ritrovo a parlare di quanto trovi sensuale a volte passeggiare ed addentrarmi tra le colline e i rilievi alberati: nell’ombra che diventa sempre più fresca, suadente, scorre un ruscello fresco che dà vita e canta dolci melodie. L’immagine è quella di morbide cosce aperte in cui addentrarsi per incontrare il piacere.

Decido di condividere una mia esperienza; una visione; un sentire. Un giorno mi sono tagliato quasi mezza punta di un dito. Senza usare medicamenti o bendaggi, ho lasciato la natura fare il suo corso. Ero alle Canarie, nel mezzo di una caletta rocciosa in cui si vedevano gli strati geologici sovrapposti, e mi sono stupito di come quegli strati sovrapposti fossero incredibilmente simili a quelli della pelle che si rimarginava sul mio dito. Per un momento mi sono immaginato di essere un piccolissimo, invisibile, microscopico batterio nell’incavo del mio dito. Quello che io vedevo come roccia immutabile non era che un attimo insignificante nel corso delle mille grandiose mutazioni che la terra aveva e avrebbe ancora vissuto in quel luogo. E forse quel batterio vedeva quel dito e pensava fosse stato sempre così, così come io avevo dimenticato che quelle rocce che vedevo erano solo un’istantanea di una terra che ad una altro ritmo mutava, cresceva e si crepava, crollava ed eruttava e veniva sommersa e poi scalfita dall’essere umano.

Chissà se anche i batteri nel nostro intestino si svegliano e si chiedono che scelte fare nella vita. Non siamo anche noi semplici batteri nel sistema riproduttivo delle piante? In fondo siamo semplicemente chiamati a mangiare i loro frutti succosi per defecarne i semi a grandi distanze. Mangiare, defecare, respirare, riprodurci. Semplici batteri: così appariamo visti dagli occhi dell’organismo che ci ospita. Probabilmente un giorno una cometa ha portato sulla terra la prima acqua, e lì vivevano dei batteri. La cometa ha ingravidato la terra, gettandovi un seme. I batteri, i veri alieni che ci abitano e che ci parlano dalle stelle delle nostre viscere, altro non sono che i più antichi abitatori di questo pianeta. E ci amano.

L’Ecosessualità, sebbene forse con altre visioni, parla anche di questo. Parla di rapporto ecologico con il nostro corpo, di sex-toys in materiali riciclabili, della natura come luogo erogeno in cui fare l’amore, di dialogo e confronto nei rapporti di coppia, a tre o orgiastici che siano. E SerenaGaia facilita, attraverso tutto questo, la vita di chi decide d’intraprendere un percorso che, attraverso la liberazione del corpo, possa portare al risveglio della coscienza in unione con il pianeta ed il cosmo. Un’attivista della libertà sessuale.

E’ nell’organizzazione degli eventi nazionali della famiglia italiana del Tantra ed è da poco rientrata dal Tantra Festival 2019 che si è tenuto ad Angsbacka, in Svezia [Tantra, oltre ad antica disciplina misterica, è connessione con l’altro nell’apertura dei chakra]. Partecipa e tiene incontri di Coccoleria, anche noti come Cuddle Party (arrivati in Italia ormai da anni, almeno nelle maggiori città) [come aprirsi al contatto con l’altro con regole che permettano di sentirsi sempre a proprio agio]. Partecipa all’ISTA, International School of Temple Arts, “organizzazione che tenta di facilitare la guarigione sessuale e l’atteggiamento salutare nei confronti del sesso” attraverso riti misterici e sciamanici che pongano l’uomo e la donna in un rapporto spirituale con il proprio corpo. Frequenta locali per scambisti e luoghi in cui si possa praticare la free sexuality o quantomeno il naturismo. Ama sé stessa, il proprio corpo e non se ne vergogna – anzi.

Nei nostri incontri, ormai sempre più frequenti da quando quest’amicizia è nata, continuiamo a chiacchierare amabilmente come quella prima sera a Bagniaia. Ormai però, dopo aver affrontato insieme con apertura ognuno le proprie paure e dubbi a riguardo, capita anche che le nostre chiacchiere avvengano tenendoci per mano o stando accoccolati l’uno vicino all’altra, sdraiati magari sull’erba di un prato. Se le condizioni lo permettono, o se siamo soli in privato, stiamo anche nudi, come amiamo. Ci coccoliamo, le nostre mani carezzano le cicatrici come le bellezze dell’altro, le nostre pelli e i nostri batteri s’incontrano, ormoni e feromoni danzano, l’ossitocina [OXT] aumenta e, semplicemente, stiamo così a parlarci beatamente di noi, di Gaia, delle stelle e del mondo che verrà –  speriamo sempre più aperto, accogliente e coccoloso

Grazie Gaia!

vedi anche Ecosessualità 1/3 – incontro con Gaia

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